I meccanismi narrativi di Musso: Central Park

Guillaume Musso, Central Park, Bompiani, 2021

A Guillaume Musso piace il jazz. La sentenza era già arrivata con precedenti romanzi, ma questo Central Park toglie ogni sorta di dubbio. L’ambientazione americana scelta in questo caso e un certo ritmo del romanzo lo rendono una sceneggiatura perfetta, già pronta per il cinema (anche qui: è già successo con altri suoi libri). Il jazz in un romanzo – che si presume di vedere poi prendere vita sul grande schermo – va dosato bene: ad esempio come ingrediente funziona perfettamente che il co-protagonista maschile sia un pianista jazz. E va altrettanto bene anche che un capitolo si intitoli Free jazz. Ci sta che il jazz serva per segnalare un turning point della trama, dove l’autore ha agio di segnalare tra i “classici” del jazz brani come Autumn Leaves, Blue Monk, April in Paris.

Però quando il romanzo da New York si trasferisce sulle strade americane di periferia e diventa un on the road l’autoradio propone altro, si può ben dire che si cambia musica: Roy Orbison, Everly Brothers, American Pie di Don McLean, Just for Today di George Harrison, Heart of Gold di Neal Young. Serve il rock per girare in strada e Central Park in questo è perfettamente a metà: una spruzzata di jazz qua, una schitarrata rock ben data là.

La protagonista femminile, una poliziotta giovane, bella e volitiva, ad un certo punto viene descritta in questo modo: Ho abbassato tutti i finestrini. Guido con i capelli al vento e l’autoradio a tutto volume. La chitarra di Johnny Winter in Further up on the Road. Libro-copione in mano: caro regista, la scena è già girata, il brano musicale già scelto!

Non c’è strada senza stazione di servizio persa nel nulla e annesso bar squallido. Quindi anche qui ci sono diner le cui pareti più che suonare sono intrise di Chuck Berry, Bill Haley e Buddy Holly (questo ci sta) e uno dove una cameriera ascolta “trasognata” il sassofono di Stan Getz (questo mi sembra un po’ forzato).

Per descrivere un mondo quasi perfetto ecco tornare il jazz sul finale del romanzo. Ci saranno la voce di Ella Fitzgerald, la chitarra di Jim Hall, una melodia di Nick Drake, tornata dal passato. E un brano a scelta dal songbook di uno tra questi autori sarebbe perfetto sui titoli di coda.

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